15 dicembre 018 | Mostra personale a cura di Francesco Creta presso La Casa di Schiele, Benevento
ORIGINE
La formazione di Daniela Conte parte da Milano, una laurea in Scienze della Comunicazione, poi gli studi a Brera. Nel 2012 conosce una figura fondamentale per la sua ricerca, Thomas Lange, con cui inizia una collaborazione ancora oggi attiva. Ormai da qualche anno ha deciso di vivere e operare nel beneventano, trasferendosi a San Giorgio del Sannio. La sua produzione iniziale spaziava dalla pittura al disegno lavorando sempre con grande attenzione alla ricerca del supporto, le sue opere già mostravano i segni di un lavoro che andasse oltre il semplice quadro, i colori si addensavano matericamente stratificandosi in composizioni a collage.
Oggi la sua ricerca è cambiata radicalmente, il supporto diviene preponderante nelle opere composte da continue sovrapposizioni di stampe e materiale di recupero, superando la dimensione bidimensionale per giungere a vere proprie installazioni. Partendo da stampe di opere antiche l’artista lavora per strappi e sovrapposizioni perdendo il riferimento originale. Le opere che utilizza, citazioni di grandi maestri come Leonardo e Piero della Francesca, sono ridotte all’essenza attraverso un’operazione di continua distruzione e ricostruzione. Attraverso questa tecnica l’artista perviene agli archetipi di quei riferimenti, segni puri di un’idea che scaturisce dal risultato di un’azione, frammenti di quell’arcano passato. In questo ciclo alchemico, dove nulla si distrugge ma tutto si trasforma, la citazione rimane solo suggerita pronta a stupire l’occhio al primo sguardo.
La sua produzione avviene attraverso una componente gestuale, un rapporto fisico con l’opera e il suo supporto dove lo strappo diventa pennello e la sovrapposizione velatura. Daniela Conte vive le sue opere e suoi materiali, intervenendo di continuo sui lavori. I lavori esistono come materiale pulsante nelle sue mani, proiezioni di un sentire profondo, specchi in frantumi della frammentazione dell’ego umano. La traccia mnemonica del passato diventa eterea, nascosta dall’apparente caos che viene mostrato.
Origine è la ricerca dei principi fondamentali, attraverso il gesto le opere si trasformano in simboli carichi di nuova forza e significato nella distruzione dello schema prestabilito, dove la citazione è esclusivamente pretesto per una nuova creazione. Trovare l’Aition, la causa primordiale che diviene origine, attraverso una riduzione violenta che scava nel pensiero contemporaneo. In una visione decostruttiva dove l’affiorare della carta, la sua stratificazione, diventa metafora delle infinite sfaccettature del mondo, alla ricerca di un concetto primordiale.
Lo strappo come momento di liberazione, negazione del riferimento, esplosione dello schema a creare nuovi ingressi dove l’occhio è attratto. Lacerazioni utilizzate come medium di un messaggio, un incontro tra l’artista e il visitatore, strappi che diventano aperture.
Porte di una dimensione altra, nell’infinita ricerca della propria origine.
Francesco Creta